Mai così alti i costi del trasporto marittimo


Cause, impatti e durata di uno degli effetti del Covid-19 che non mostra segni di rallentamento

La maggior parte delle persone che non lavorano nel nostro settore di norma non hanno la sensazione di quanto sia importante il trasporto marittimo nella vita di tutti i giorni. È stato necessario un evento straordinario come il recente blocco del Canale di Suez, per riportare questo fatto all’attenzione globale: improvvisamente, spedizioni e consegne in Europa per aziende e per privati hanno subito pesanti ritardi (componenti per produzioni industriali, ma anche di beni di consumo come telefoni, farmaci, prodotti tessili…), in un momento in cui molti si sono abituati a ordinare da casa via e-commerce e a ricevere in tempi strettissimi per di più. Il blocco ha fatto maturare a molti la consapevolezza di quanto la logistica sia ormai una componente importante, anche se poco visibile, della nostra quotidianità.

Quanto a lungo si sentiranno le ripercussioni dell’incagliamento dell’ormai celebre nave Ever Given?

Il blocco è durato meno di una settimana, eppure gli effetti si protrarranno per mesi, con possibili congestioni nei porti europei, carenza di container per gli spedizionieri e possibili ulteriori aumenti nelle tariffe marittime. Proprio i noli hanno raggiunto livelli mai visti, sfondando ogni precedente record, negli ultimi mesi del 2020 e in questa prima parte del 2021.

SRM, il centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo, ha dedicato degli studi ad hoc su questa impennata sui noli.

Questi studi hanno evidenziato che ci sono diversi fattori congiunturali che hanno generato la situazione corrente:

In primo luogo, la pandemia ha causato uno spostamento delle abitudini di consumo dai servizi ai beni, facendo impennare le vendite online. Per l’imposizione dei limiti allo spostamento delle persone, infatti, c’è stata la crescita vertiginosa della domanda di prodotti legati a un mondo in cui la casa non è più solo un luogo in cui vivere, ma anche in cui lavorare o allenarsi. Questa crescita così repentina e significativa della richiesta di beni da parte soprattutto dei consumatori nord americani ed europei non era prevedibile e ha portato a un boom delle esportazioni dall’Asia. Ciò ha avuto immediate implicazioni anche sul trasporto marittimo, poiché il 90% dello scambio di beni nel mondo avviene via nave.

L’aumento improvviso dei volumi ha letteralmente travolto molti porti e terminal, in particolare quelli nord americani della costa occidentale a causa del notevole incremento delle importazioni provenienti dall’Asia. Da un lato l’aumento dei volumi di merci, dall’altro la minore disponibilità di manodopera portuale dovuta ai contagi e ai protocolli di sicurezza più rigidi, hanno determinato il fenomeno della congestione dei porti, soprattutto nord americani. Questa, a sua volta, ha provocato ritardi nella gestione delle navi in banchina e, a seguire, delle altre navi programmate.

Le conseguenze di questa situazione sono state diverse, a cominciare da un abbassamento della qualità del servizio di trasporto container, da cui si evince che l’affidabilità dei servizi di linea si è abbassata perché si è ridotta la puntualità delle navi. Nei primi mesi del 2021 è stata intorno al 34,9% (il 30% in meno rispetto allo stesso periodo del 2020). I vettori sono stati costretti in alcuni casi a cancellare le partenze programmate (blank sailing), non a causa della mancanza di domanda di merci – come accaduto nel corso dei primi mesi del 2020 per la pandemia – ma per effetto della congestione e dei ritardi nei porti di importazione. Le mancate partenze delle navi non hanno consentito il riposizionamento dei container vuoti, accentuando un altro problema, ovvero la carenza dei container vuoti nei mercati di esportazione del Far East. Lo sbilanciamento tra container pieni e vuoti riflette un problema di squilibrio di vecchia data lungo le rotte Far East-North America e Far East- Europe, che le criticità della supply chain originate dalla pandemia hanno fortemente aggravato.

Tutti i fattori fin qui analizzati hanno determinato un aumento dei noli senza precedenti.

L’indice più utilizzato per illustrare le tariffe di trasporto container è lo Shanghai Containerized Freight Index (SCFI) che indica la fluttuazione delle tariffe di nolo spot sul mercato in esportazione da Shanghai ed è una media ponderata delle principali 15 rotte. Dopo aver raggiunto il record storico di 2885 a metà gennaio, in aumento del 188% rispetto a luglio 2020 e del 201% all’inizio del 2020, la media del primo trimestre è stata di oltre 2780, sfondando ogni precedente storico. L’incremento dei noli nel corso del 2020 ha determinato una progressione esponenziale dei profitti operativi dei carrier con il risultato di fine anno migliore di sempre pari a quasi 27 miliardi di dollari. Secondo autorevoli stime, i vettori godranno di noli molto elevati per almeno altri due anni, tanto che si ritiene che il settore possa stabilire un nuovo record nel 2021, raggiungendo la cifra di 35 miliardi di dollari e poi ancora profitti per circa 25 miliardi nel 2022.

Accanto agli innegabili benefici per i conti dei carrier, il rischio che i noli rimangano su livelli così elevati per un lungo periodo di tempo è che la tratta marittima della logistica inizi ad avere un’incidenza troppo elevata. Questa tendenza può condurre verso una regionalizzazione delle supply chain sempre più spinta, che accelera il reshoring e near-shoring verso le economie avanzate e verso i paesi limitrofi, in particolare per i prodotti strategici ritenuti essenziali, come i farmaci.

Noli così alti rischiano di incidere sul prezzo finale dei prodotti generando una spinta inflazionistica. Secondo una recente analisi di Spediporto (l’associazione degli spedizionieri genovesi), noli marittimi quadruplicati nel giro di 12 mesi hanno in realtà un’incidenza significativa su alcune particolari categorie merceologiche e su altre meno. In generale, per ogni container da 40 ft che contenga merce per un valore di circa 50mila dollari, l’incidenza del trasporto via nave è salita dal 4,6 al 15,3%, è mentre per un box con dentro 80mila dollari di prodotti è passata dal 2,8 al 9,5%.

È chiaro che occorre porre molta attenzione al fenomeno perché potrebbe generare un aumento dei costi nell’intero sistema che tutti noi ci troveremo a dover sostenere.

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